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Intervista al vescovo

Mons. Leonardo D’Ascenzo

Vescovo della diocesi Trani – Barletta – Bisceglie

Intervista vescovo

Mons. Leonardo D’Ascenzo

Vescovo della diocesi Trani – Barletta – Bisceglie

Mons. Leonardo D’Ascenzo è vescovo della diocesi Trani – Barletta – Bisceglie dal novembre 2017 e ha fatto il suo ingresso ufficiale nella nuova zona pastorale nel gennaio 2018. Vive quindi la sua seconda festa agostana di San Cataldo in città, sulla scia di quanto fatto dai suoi predecessori. Ricordiamo tra gli altri i vescovi più recenti come Addazi, Carata, Cassati e Pichierri.

L’intervista

Mons. D’Ascenzo, qual è il significato della festa del santo patrono?

La Chiesa è una grande famiglia formata da coloro che vivono l’esperienza terrena e da chi è già proiettato nella vita altra. Tra di loro si stabilisce un forte legame familiare e di reciproco sostegno. In questo ambito si inserisce la figura del santo patrono, punto di riferimento che vive nella comunione con Dio e diviene modello di vita cristiana al quale affidare le proprie preghiere affinché interceda per il Signore. Ecco quindi che la festa patronale diventa un momento per ricordarci che siamo una famiglia: è l’occasione per rafforzare la reciproca comunione e superare quegli eventuali ostacoli, difficoltà e tensioni che la vita presenta. La riscoperta delle nostre radici è una tappa importante nel cammino comunitario intrapreso dalla Chiesa.

Aveva avuto modo di conoscere la figura di San Cataldo?

Ho conosciuto meglio la sua storia venendo a Corato, anche se il vescovo irlandese è santo patrono di Supino, in Ciociaria nel Lazio, territori dai quali provengo. San Cataldo è noto a tutti perché ha liberato la popolazione dalla peste. Se volessimo dare un significato spirituale, oggi quella guarigione sarebbe dalle varie pesti che contagiano la nostra società e ostacolano il nostro rapporto con Dio. Egoismo, individualismo, chiusura verso il prossimo, incapacità di accogliere l’altro, rifiuto all’apertura verso chi riteniamo diverso da noi. Tutto questo non può che sfociare nel peccato e nella mancanza di comunione con Dio. Cataldo diventa, pertanto, con la sua storia il fratello maggiore di riferimento, il santo da invocare per favorire l’accoglienza e l’inclusione.

Come è stato accolto dalla nostra città?

A Corato ho trovato davvero una famiglia, una realtà umana nella quale non ho riscontrato nessuna difficoltà nel sentirmi a casa sin dal primo giorno. Credo che questa sia una caratteristica propria della città e dei coratini. Anche la realtà sacerdotale rispecchia questa tendenza: ho trovato un clero locale molto unito, capace di coltivare relazioni sacerdotali di comunione, amicizia e collaborazione pastorale. E poi Corato significa anche l’Oasi, fiore all’occhiello per la diocesi per il servizio che svolge alle persone segnate dalla malattia e dall’età. È l’espressione concreta del messaggio evangelico di servizio verso il prossimo.

Biografia

Mons. Leonardo D’Ascenzo, originario di Valmontone (Roma), ha 58 anni. Ordinato sacerdote il 5 luglio 1986, nella diocesi di Velletri Segni, è stato anche, tra gli altri incarichi, rettore del Pontificio Collegio Leoniano di Anagni. Dal 2014 è anche Cappellano di Sua Santità. È alla sua prima esperienza da vescovo.