La deputazione

Una festa da organizzare: ecco la Deputazione

SI RINGRAZIA PER IL CONTRIBUTO

Le tre feste dedicate al Santo Patrono durante l’anno necessitano di persone e risorse che dedichino a quei giorni devozione, impegno e tempo per la realizzazione del calendario dei festeggiamenti. È con questo spirito che, in collaborazione con la chiesa Matrice, opera la Deputazione maggiore di San Cataldo. L’associazione nasce nel 1868 con l’obiettivo di dare al paese un’organizzazione stabile e puntuale della festa. Fino ad allora, infatti, le spese delle celebrazioni erano coperte non solo dalle offerte, ma anche da alcune tasse che le amministrazioni imponevano alla popolazione (es. tassa sul vino, tassa sugli animali, tassa sui traini di frutta). Somme che, tuttavia, suscitavano un po’ di malumore tra una popolazione già vessata da altri balzelli fiscali e che viveva in condizioni di indigenza. La prima Deputazione era costituita dal presidente e sindaco della città, Giuseppe Patroni Griffi, dal sacerdote don Luigi Zitoli e da altre personalità note in città come avvocati e medici. All’interno della Deputazione fu costituita una commissione per la raccolta dei finanziamenti per le spese della festa. Le oblazioni, puntualmente rese pubbliche, provenivano spesso dalle categorie di artigiani e commercianti: ad esempio, nel 1868, i caffettieri portavano 17 ducati, i pastori e vaccai 12, i vinattieri 20, i contadini 12, i panettieri 3. Quell’anno la festa sarebbe durata sarebbe durata dal 15 al 18 maggio, con i riti principali il 17.

La “macchina” di San Cataldo fu realizzata attraverso la stipula di un contratto con l’apparatore Grieco Scipione di Canneto. Il tempio era alto novanta palmi e largo 65, addobbato con venti piramidi alte diciotto palmi. L’apparatore si impegnò anche ad illuminare non solo la macchina ma l’intero stradone con ben 8.078 lumini. Fino agli inizi dell’Ottocento la festa si celebrava nel centro storico, in largo San Francesco, poi ribattezzata piazza del Popolo e infine piazza Di Vagno. Attorno al 1820 la processioni e i riti della festa patronale furono portati fuori dal perimetro tradizionale lungo lo stradone Capano, l’attuale corso Garibaldi. Le celebrazioni erano vietate nelle ore serali perché si temevano potessero causare disordini. Non che di giorno le cose andassero meglio. Il 1° aprile 1904, durante la processione pomeridiana del venerdì santo, si verificarono violenti scontri tra i socialisti anticlericali e le confraternite decisamente poco pacifiche. Ci furono 4 feriti, la notizia fu riportata dal “Corriere della sera” e dalla rivista gesuita “Civiltà cattolica”.

Una parte del direttivo in carica: al centro il presidente Michele De Lucia, a sinistra il segretario Michelangelo Bruno, a destra il cassiere Vincenzo Mennuti. (Ph: Lo Stradone)